Anemia da carenza di ferro


L’anemia è il più comune disturbo ematologico e viene definita come la riduzione del numero dei globuli rossi e della concentrazione dell’emoglobina, e nonostante i sintomi rimangano gli stessi, può essere dovuta a varie cause.

L’anemia può essere causata da carenza di ferro ?
La carenza di ferro è la più comune causa di anemia nel mondo. Nel 1999 le principali organizzazioni internazionali hanno calcolato che più di un miliardo e mezzo di persone nel mondo presentava anemia da carenza di ferro. L’anemia compare inevitabilmente quando la quantità di ferro assorbito attraverso l'intestino non riesce a coprire per un periodo prolungato il fabbisogno dell'organismo. Si stabilisce così un bilancio negativo fra entrate ed uscite del minerale nel corpo che è nella maggioranza dei casi la conseguenza di una perdita cronica di sangue che può essere (para)-fisiologica come accade per le donne in età fertile ( mestruazioni, plurigravidanze ) oppure patologica.

Lo stato di gravidanza è associato ad anemia ?
L’anemia in gravidanza, definita come valore di emoglobina inferiore a 10 g/dl, è molto frequente, anche per le aumentate richieste metaboliche dello stato gravidico. Di tutte le anemie che si possono presentare in gravidanza, l’anemia da carenza di ferro, detta anche anemia sideropenica, è senza dubbio la forma più frequente, sia perché molte donne affrontano la gravidanza con riserve di ferro ridotte sia perché l’assunzione del minerale nel corso della gravidanza è sovente deficitaria. L’anemia si verifica fin nell’80% di alcune popolazioni di gravide e la carenza di ferro è responsabile del 95% dei casi di anemia in corso di gravidanza. Nonostante il risparmio di ferro legato all’assenza di mestruazioni, la gravidanza comporta una perdita totale di ferro di circa 550 mg, di cui circa 300 mg al feto, 50 mg alla placenta e 200 mg dovuti alla perdita ematica in concomitanza del parto. Il fabbisogno giornaliero di ferro in gravidanza aumenta fino a circa 27 mg/die. È noto che in gravidanza l’alimentazione, per quanto corretta ed equilibrata, non riesce a coprire questo aumentato fabbisogno.

Caratteristiche dell’anemia da carenza di ferro
Nell’anemia da carenza di ferro si ha una diminuzione dei valori dell’emoglobina, del numero dei globuli rossi, dei valori di ferro nel sangue, della ferritina e un aumento della transferrina. Dal punto di vista sintomatologico l’anemia da carenza di ferro è caratterizzata da debolezza, affaticamento, cute e mucose pallide, capelli fragili, coilonichia (o unghia a cucchiaio, cioè alterazione dell’unghia consistente nella perdita della sua normale convessità ), tachicardia ( in seguito anche a leggeri sforzi ), tachipnea ( sensibile aumento del ritmo respiratorio ), irritabilità, vertigini e cefalea.

Importanza della diagnosi precoce dell’anemia da carenza di ferro in gravidanza
La gestante anemica è in condizioni di maggior rischio di morte. Infatti, l’anemia contribuisce o rappresenta da sola il 20-40% delle circa 500.000 morti anno per gravidanza, parto e puerperio. Anche il feto risente dell’anemia materna: si è evidenziata, infatti, una correlazione tra anemia materna sideropenica, peso elevato della placenta e basso peso alla nascita. Studi clinici controllati verso placebo hanno inoltre dimostrato che la supplementazione di ferro in gravidanza è associata a una più bassa incidenza di neonati con basso peso alla nascita ( 4% vs 17% ) e di neonati pre-termine a basso peso ( 3% vs 10% ). La diagnosi precoce e la terapia dell’anemia sideropenica in gravidanza sono dunque di primaria importanza, in quanto l’anemia moderata o grave ( emoglobina inferiore a 9-10 g/dl ) è associata a un rischio aumentato di 2 o 3 volte di basso peso alla nascita, parto pre-termine, mortalità perinatale e possibili conseguenze post-natali.

Terapia dell’anemia da carenza di ferro
Quale trattamento per l’anemia da carenza di ferro ?
In Italia, la terapia classica per il trattamento della carenza di ferro e delle anemie da carenza di ferro in gravidanza è costituita dalla somministrazione orale di sali di ferro. I più assorbibili sono i sali ferrosi (Fe2+). Lo ione Fe2+ viene assorbito a livello duodenale; deve essere assunto lontano dai pasti, e la contemporanea assunzione di acido ascorbico ne migliora la disponibilità.

Limiti della terapia con sali ferrosi
La terapia con sali ferrosi ha però dei limiti: scarso assorbimento, numerosi effetti collaterali e quindi scarsa compliance e conseguente inefficacia. Tra gli effetti collaterali della terapia con sali ferori figurano sgradevoli sintomi gastrointestinali ( come nausea e stipsi, oppure diarrea ), che sono dose-dipendenti. La terapia marziale può inoltre provocare complicanze, quali eccessivo deposito di ferro, nei pazienti con disordini del metabolismo del ferro ( come nel caso dell’emocromatosi idiopatica ).

L’alimentazione arricchita di alimenti ad alto contenuto di ferro può essere utile ?
L’alimentazione, per quanto corretta ed equilibrata, e anche se arricchita di alimenti a contenuto maggiore di ferro, difficilmente riesce a coprire gli aumentati fabbisogni di questo elemento in gravidanza.

Che cos’è la lattoferrina ?
La lattoferrina, proteina inizialmente isolata nel 1960 dal latte bovino, è stata in seguito ritrovata anche nel latte umano e dei mammiferi in generale. Strutturalmente la lattoferrina è una glicoproteina appartenente alla famiglia delle transferrine e come tale in grado di legare in modo reversibile il ferro. La lattoferrina, inoltre, possiede un effetto inibente le infezioni in quanto favorisce la crescita della flora batterica fisiologica che non è ferro-dipendente, e quindi si comporta come probiotico. La lattoferrina, funzionando da chelante, impedisce inoltre al ferro libero nei tessuti e nelle secrezioni di formare radicali liberi dell’ossigeno.

Carenze di ferro: vantaggi della Lattoferrina rispetto al Solfato ferroso
Studi clinici condotti su neonati alimentati con latte artificiale supplementato da Lattoferrina ( Lattoglobina ) hanno dimostrato che, assunta per via orale, è in grado di favorire l’assorbimento intestinale di ferro evitando gli effetti collaterali del sovraccarico del minerale. Recenti studi clinici hanno dimostrato come la Lattoferrina, senza alcun effetto collaterale, svolga un ruolo determinante nell’omeostasi sistemica del ferro, ripristinando significativamente la quantità fisiologica di questo elemento nel sangue, ed eliminandone, contestualmente, il dannoso sovraccarico nei tessuti. In particolare è stato recentemente pubblicato uno studio clinico condotto con l’intento di valutare l’attività della Lattoferrina, in comparazione con Solfato ferroso e gruppo di controllo non trattato, in 259 donne gravide con valori ematologici indicativi di anemia sideropenica. I risultati hanno mostrato che Lattoferrina è efficace e ben tollerata e può essere ritenuta una reale alternativa alla classica terapia marziale nell’anemia da carenza di ferro.

Tratto da D. Costantino, C. Guaraldi Il Ginecologo, 2009



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